“Boni e il Genio. Una collaborazione alle origini della fotografia aerea archeologica in Italia”
Mostra fotografica per Ediarché – III Salone dell’Editoria Archeologica
 

Roma, 19 - 20 giugno

Facoltà di Scienze Umanistiche, ex Vetrerie Sciarra 

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Il contenuto
La fotografia aerea archeologica ha origine, sullo scorcio del XIX secolo, grazie alla stretta collaborazione tra due Istituzioni: la Regia Soprintendenza alle Antichità di Roma e la Brigata Specialisti del 3° Reggimento del Genio Militare. Giacomo Boni, all’epoca direttore degli scavi nel Foro Romano e nel Palatino, con il generale Maurizio Mauro Moris fu il primo a realizzare, dalla cesta di un pallone frenato, i primi scatti sulla piazza del Foro, al fine di integrare e migliorare la documentazione delle ricerche, già avviata attraverso i rilievi sul terreno. L’archeologia fornì ai genieri numerosi campi di applicazione per il perfezionamento delle tecniche di ripresa: oltre al Boni stesso, che poté testare nel corso degli anni, assieme alla messa a punto del nuovo metodo di indagine, anche la validità della sua intuizione, i capitani Cesare Tardivo e Attilio Ranza furono coinvolti nell’individuazione di nuovi strumenti e tecniche sempre più raffinate. La sede stessa della Brigata, sul Monte Mario, è alla base dell’intimo legame tra la città di Roma e i primi esperimenti di fotografia aerea effettuati in ambiente militare. Le attività degli aerostieri, specializzati nelle riprese aeree, trovarono applicazione, infatti, proprio in corrispondenza delle aree archeologiche più note sul suolo italiano: il soggetto principe, seguito nel suo mutare costante in un arco di oltre dieci anni, furono gli scavi al Foro Romano e al Palatino, ma le prime riprese da pallone vennero effettuate anche sulle antiche città di Ostia, Pompei e Altino, e sul fronte del conflitto italo-turco, in territorio libico.

Questo sodalizio, durato almeno un decennio e foriero di una ricerca nel campo delle tecniche di ripresa e della fotointerpretazione che, dopo il contributo apportato nel corso della Seconda Guerra Mondiale, continua ancora oggi, ha lasciato un’ampia varietà di testimonianze, meticolosamente raccolte nel corso degli ultimi nove anni, tra archivi fotografici, emeroteche e musei della Capitale, che vengono ora proposte al pubblico in occasione di questa esposizione.


La sede
La sede delle ex Vetrerie Sciarra garantisce all’allestimento il giusto legame con le altre manifestazioni in programma durante i primi due giorni del III Salone dell’Editoria Archeologica, già ospitato nelle aule e nel chiostro dello stabile: è fornita un’occasione di approfondimento parallelamente allo svolgimento del seminario di Archeologia Virtuale e della premiazione dei vincitori del concorso sulla fotografia archeologica curati dal dott. Simone Gianolio, sempre nell’ambito del III Salone dell’Editoria Archeologica di Roma.

Il legame con l’Università "Sapienza" è, tuttavia, ancora più forte, se ci si rifà ai contenuti e all’illustrazione di un metodo che, dopo l’esperienza del Boni, ha trovato proprio nelle aule di questa Istituzione il luogo cardine per lo sviluppo della fotografia aerea e della fotointerpretazione applicate all'archeologia: si tratta di un ambito di ricerca che, tra gli altri membri della “Scuola romana di topografia”, in Castagnoli e Piccarreta, già docenti di questa Università, ha avuto i principali artefici del rinnovamento che la ha portata oggi a essere una delle metodologie più affermate per la ricerca e la tutela archeologica.


A cura di Laura Castrianni (Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria), Elisa Cella (“Sapienza” - Università di Roma – Dipartimento di Scienze dell’Antichità), Patrizia Fortini (Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma)