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Leggere in BiblioArché è un approfondimento sul tema dell’edizione che pone sempre al centro il libro d’archeologia.

A illustrare le tematiche della sezione, una piccola esposizione di reperti archeologici, evocativi delle tematiche trattate (es. cippi miliari), frutto del recupero e della conseguente restituzione alla fruizione pubblica effettuato dal Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Finanza.

RomArché 2015, Stadio di Domiziano. BiblioArché (foto Fondazione Dià Cultura)

RomArché 2015, Stadio di Domiziano. BiblioArché (foto Fondazione Dià Cultura)

RomArché 2015, Stadio di Domiziano. Mostra "Oltre il confine", urna cineraria a capanna (foto di V. Nizzo)

RomArché 2015, Stadio di Domiziano. Mostra "Oltre il confine", urna cineraria a capanna (foto di V. Nizzo)

RomArché 2015, Stadio di Domiziano. BiblioArché (foto Fondazione Dià Cultura)

RomArché 2015, Stadio di Domiziano. BiblioArché (foto Fondazione Dià Cultura)


Durante le due giornate dedicate a Leggere in Biblioarché è stato presentato, in collaborazione con la British School at Rome, il progetto museum.dià 2016 (la seconda edizione del convegno dedicato al settore dei musei, con cui la Fondazione Dià Cultura si impegna a promuovere la ricerca e l’innovazione in ambito museologico). Con l’occasione è stata presentata l’edizione degli Atti del convegno internazionale museum.dià 2014, incentrato sul tema della narrazione nei musei, con contributi di esperti e operatori del settore.


In Leggere in BiblioArché sono realizzate presentazioni, incontri, piccole performance e tavole rotonde.
Diversi sono gli spunti di riferimento nella composizione degli interventi e delle attività: di seguito, si presenta una traccia curatoriale che ne indica il taglio e gli orientamenti.


Vallo di Adriano (foto da wikimedia.commons)

Vallo di Adriano (foto da wikimedia.commons)

Componente strutturale del rapporto tra singolo, società e territorio, la natura ambigua del confine si rispecchia nell’opacità del concetto di identità di cui risulta elemento costitutivo, un vero e proprio “fatto geografico” che ne manifesta l’esistenza. Identità e confine sono legati in maniera indissolubile in un rapporto biunivoco: il rafforzamento e l’indebolimento dell’una incide sulla forma dell’altro; allo stesso tempo, è proprio quella stessa delimitazione che contiene idee e valori, dà spazio e dunque libertà e determinazione a una cultura rispetto ai contesti sociali limitrofi.

 

 

Muro di Berlino, 1989 (foto da wikimedia.commons)

Muro di Berlino, 1989 (foto da wikimedia.commons)

Naturale e artificiale, limite e accesso: il limes nella sua natura duplice.
In questo senso, considerando lo spazio limitrofo al confine, proprio in quelle aree ibride note come “transfrontaliere”, emergono interrogativi sulla valenza antropologica di quanto lì accade: il confine, vincolo e opportunità, può essere inteso come luogo del conflitto o come cantiere di dialogo e creatività? I popoli di zone di confine hanno da sempre uno sguardo “bifronte”, da una parte il paese di appartenenza, dall’altra, prima dello straniero altro-da, un popolo tra-noi-e-loro, che mitiga le differenze. Così le aree di confine diventano qualcosa di speciale. Luogo della gestione del conflitto, il confine, si pone da sempre come terra del meticciato e del confronto: terre dove le lingue, le usanze, le idee si ibridano e in cui nascono modi nuovi di comunicare e con-vivere; un luogo della creatività e dell’unicità, in cui l’esercizio della tolleranza è uno strumento necessario per l’esistenza stessa della collettività. In questo posto possono nascere strumenti di mediazione culturale a cui fare riferimento per costruire una società realmente globale e multiculturale.

Il limes, d’altronde, punto di discontinuità che porta all’altro, si declina su diversi livelli di scala geografica: il confine, letto nella dimensione urbana, assume come unità l’agglomerato della città con le sue mura materiali e immateriali.


In questa unità, ambiti interconnessi e circoscritti si aprono in uno spazio che va dall’individuo al gruppo (casa, quartiere, città) o, con un’accezione di grande attualità, da un centro (che è storico, direzionale o economico) a una periferia; quest’ultima, nella città moderna, spesso luogo dell’emarginazione sociale e del degrado urbano e umano ma anche di giovinezza e creatività, di libertà e riscatto.

 

L’altro è ovunque come ovunque può essere un confine.

Confine Messico - Stati Uniti d'America (foto da wikimedia.commons)

Confine Messico - Stati Uniti d'America (foto da wikimedia.commons)

L’accordo centro-periferia diventa una paradigma attraverso il quale è possibile leggere lo spazio antropico della geografia umana: usanze e stili di vita diversi, conflitti e attrazioni, il vecchio e il nuovo si oppongono e compenetrano, diventando nella difficoltà di un’armonia condivisa fattori straordinari di sviluppo sociale ed economico. Questa ricerca si allarga e coinvolge entità più vaste: il rapporto tra diverse città, e poi tra regioni, fino a considerare ambiti allargati come nazioni, continenti e infine l’intero pianeta.

Nella sua valenza psicologica Il confine può assumere anche una connotazione astratta e in più modi: il limite da valicare, la conoscenza da raggiungere, il sollievo da immaginare.
Dalle colonne d’Ercole ai remoti angoli dell’universo, per giungere all’origine e al concetto di destino. Odisseo e la curiosità umana: il confine come oggetto di sfida, di investigazione, di scoperta e di sconfitta. Il confine come limite alla conoscenza e come ostacolo all’evoluzione. Il confine come elemento costitutivo della conquista. Le storie dell’antico che si mescolano al moderno: l’Atlantico fenicio della colonia di Gadir come le sonde dei progetti Pioneer e Voyager oltre il sistema solare; Vasco de Gama e le nuove rotte marine come Alessandro Magno sulle rive dell’Indo.

Il confine si può situare tra realtà e finzione: la rappresentazione dell’altro possibile o dell’impossibile come modalità espressiva dell’immaginazione e della metafora per ricostruire l’inconscio collettivo del presente. Dal mito alla fantascienza, dalle favole al teatro: percorsi di ricerca in cui l’uomo riproduce il proprio mondo interiore o il mondo passato o il mondo futuro, creando, tra realtà e finzione.

Montagne come luogo degli Dei, oceani pieni di creature terrificanti e meravigliose, lo spazio dell’ignoto, il terrore e il fascino: la natura del confine è mistero, è vincolo insuperabile e quindi trasmuta per necessità in un luogo dell’immaginazione e della fantasia.

Si riproduce all’esterno un mondo che è interiore e che in prospettiva storica porta a rintracciare nel mito e nella leggenda particelle psichiche dell’uomo del passato nel suo lato profondo e inconscio: nei sogni, nella sua evoluzione spirituale, tra relazioni di amicizia e di amore, con le soddisfazioni e realizzazioni personali, i propri valori etici e le proprie pulsioni.

"Planisfero di Cantino", anonimo portoghese, 1502 - Biblioteca Estense Universitaria, Modena (foto da wikimedia.commons)

"Planisfero di Cantino", anonimo portoghese, 1502 - Biblioteca Estense Universitaria, Modena (foto da wikimedia.commons)