Per un Museo nella Casa dei Cavalieri di Rodi

Letizia Abbondanza (Archeologa)
Chiara Reali (Università di Vienna)
Angela Rossi (Architetto)
Valeria Vaticano (Archeologa)

 

La Casa dei Cavalieri di Rodi, attualmente sede dell’ACISMOM – Associazione dei Cavalieri Italiani Sovrano Militare Ordine di Malta, è un edificio noto per il suo maestoso affaccio sul Foro di Augusto.
L'idea di un museo all’interno della Casa nacque già nell'immediato dopoguerra, quando si decise di riservare una parte dell'edificio al Museo del Foro di Augusto. Negli ultimi anni questa idea è stata recuperata e rielaborata nell’ambito del corso di Master di secondo livello (a.a. 2009-2010) Architettura per l’Archeologia – Archeologia per l’Architettura dell’Università La Sapienza, grazie ad un progetto proposto dalla Sovrintendenza Capitolina, nello specifico dalla Dott.ssa Lucrezia Ungaro, che ne ha seguito l’intero sviluppo: la richiesta del committente era quella di ripensare la funzione di un edificio attualmente in vita, che è al contempo monumento da conservare, spazio museale e spazio abitato. 

Il progetto prevede la convivenza del museo con la presenza storica degli uffici della sede dell’ACISMOM. La nostra riflessione preliminare sulla creazione di un museo per la Casa dei Cavalieri di Rodi propone idee di allestimento, soluzioni tecniche ed ipotesi di trasformazione dell’edificio, al fine di renderlo un museo pienamente inserito nel circuito museale dei Fori Imperiali. Per giungere alla conoscenza architettonica, storico-artistica ed archeologica della struttura, necessaria in fase propositiva e progettuale, è stata effettuata una ricerca approfondita sui testi e sulle strutture a partire dalle prime fasi di vita dell’originario nucleo dell’edificio fino agli ultimi restauri effettuati su di esso. Il progetto museologico si articola attorno a due nuclei tematici ben distinti ma tuttavia intrecciati e funzionali l’uno all’altro. Da un lato il tema della sopravvivenza della Casa dall’epoca romana sino ai giorni nostri e della sua continuità di vita nel tempo, che l’ha sottratta al destino di rovina. Dall’altro la connessione della struttura stessa con il paesaggio circostante, costituito di rovine di varie epoche, che va a rendere la Casa un osservatorio privilegiato per l’evoluzione dell’area medesima.

L’idea di trasformare la Casa in museo di se stessa, ossia di mettere in luce le sue fasi edilizie creando un percorso che illustri le diverse vite quotidiane che trovarono spazio nella struttura si scontra con una difficoltà intrinseca, che è proprio quella della sua continuità di vita. Questa ha infatti prodotto un palinsesto di strutture molto ricco di informazioni ma ha cancellato molte altre tracce, facendo sì che di buona parte della vita dell'edificio non restino più segni tangibili. Dei monasteri che si insediarono nel Tempio di Marte Ultore restano ancora dei frammenti architettonici, mentre dell’insediamento dei Cavalieri e delle monache della SS. Annunziata, la ristrutturazione della prima metà del secolo scorso ha cancellato ogni traccia.
Questo rende più complicata la costruzione di un museo incentrato sull’evoluzione dell’edificio. A questa prima difficoltà se ne aggiunge una seconda, costituita dal precedente intento di musealizzazione della metà del Ventesimo secolo, che è entrato a far parte della storia dell’edificio ed è diventato a sua volta un aspetto storico da conservare.

In quanto idea di progetto per un museo inserito all’interno del circuito museale dei Fori Imperiali, la nostra riflessione ha inevitabilmente preso spunto dall’adiacente Museo dei Fori Imperiali, ma anche fatto ricorso alle esperienze di altri due musei esemplari: il Museo della Crypta Balbi a Roma ed il Complesso Museale di Santa Maria della Scala a Siena. L’elemento distintivo che caratterizza il progetto del nostro museo dagli esempi suddetti è tuttavia la rinuncia quasi totale all’esposizione di materiali archeologici, che ne farebbe un duplicato del Museo dei Fori imperiali, per dare invece la risalto alla struttura in quanto specchio della storia dell’intera area dei Fori nel corso dei secoli.

La proposta di integrare la Casa dei Cavalieri di Rodi nel percorso di visita del Museo dei Fori Imperiali, ha implicato la progettazione di un accesso direttamente dall’area dei Mercati di Traiano. Tale ingresso prevede il ripristino del ponte ligneo che nel 1933 metteva in comunicazione i Mercati di Traiano con la Casa.
La necessità di consentire l’accessibilità anche ai diversamente abili ha imposto una valutazione delle attuali barriere architettoniche dell’edificio, sviluppato su tre piani. Le ricerche di archivio e lo studio delle murature hanno consentito di individuare solai e muri nati dai rifacimenti moderni, permettendo la progettazione degli ascensori previsti dal nuovo museo in modo tale da risparmiare le murature antiche.

Il nuovo progetto museologico e museografico della Casa mira a mettere in moto un flusso narrativo diretto al visitatore, attivando vari canali di comunicazione tra questi e la struttura stessa. Il linguaggio adottato per la progettazione del nuovo Museo, si può sintetizzare in tre temi che prevedono (1) l’asportazione dell’intonaco moderno di alcune delle pareti in cui, in base ai documenti d’archivio, risulta visibile la muratura antica e/o la stratificazione di diverse murature antiche e la loro evidenziazione tramite un sistema di illuminazione adeguato e dei marcatori. La seconda scelta consiste nella (2) realizzazione di un itinerario che percorra tutte le fasi costruttive dell’edificio, dall’epoca romana al XX secolo e che comunichi l’evoluzione strutturale e funzionale dei singoli ambienti con immagini ricostruttive; supporti video e audio che sappiano riprodurre e comunicare aspetti di vita nella Casa nei singoli periodi; una serie di plastici delle varie fasi della Casa e un plastico d'insieme di tutta l’area dei Fori allo stato attuale degli scavi effettuati. L’ultimo aspetto del linguaggio attraverso cui il museo delle Casa dei Cavalieri di Rodi intende comunicare con il visitatore, consiste nel (3) valorizzare gli affacci esterni della Casa, utilizzandoli come espedienti per comprendere lo sviluppo diacronico del paesaggio circostante. 

Questi tre temi trovano applicazione nello svolgimento di vari percorsi. La narrazione dell’evoluzione architettonica della Casa contestualizzata nell’area circostante accompagna il visitatore attraverso le varie sale e gli spazi dell’edificio, a cominciare dalle tabernae del pianterreno con un plastico esploso della Casa su tre livelli che mette in luce le sue principali fasi cronologiche ed un’introduzione audiovisuale sulla Casa all’interno dei Fori. L’attuale Lapidarium annesso alla Sala del Portico in Travertino diventa punto d’osservazione per la rappresentazione della storia e della funzione di quest’ultima nel corso dei secoli attraverso la proiezione di foto storiche e di ricostruzioni. La serie di vedute prosegue al piano superiore, dove l’affaccio sull’Aula del Colosso verrà sfruttato proiettando ricostruzioni dell’interno dell’Aula del Colosso del Foro di Augusto, della rovina delle strutture augustee, e dell’ingresso della Casa quattrocentesca. La ricostruzione diacronica dell’area e della casa per mezzo di vedute si completa nelle tabernae traianee del piano superiore con quattro plastici delle fasi principali del complesso (romana, medievale, rinascimentale e alla vigilia delle demolizioni del Ventennio), affiancati dalle foto storiche degli sventramenti del XX secolo e con il grande plastico dell’area dei Fori allo stato attuale nella Sala Capitolare.

Altro percorso è quello sulla presenza dell’acqua nella Casa e nell’intera zona urbana su cui essa sorge. L’edificio si distingue infatti per una significativa presenza di strutture funzionali all’adduzione e alla distribuzione delle acque ed è situato in un punto di raccordo tra due diverse quote e tra il contesto pubblico-istituzionale dei Fori e quello popolare-abitativo della Suburra. Questa tematica si traduce museograficamente nel rendere fruibile e ripristinare virtualmente un condotto dell’acqua situato al pianterreno.

Terzo percorso che intreccia i precedenti è quello che riguarda la funzione di tribunale svolta dal Foro di Augusto. Questa verrà approfondita all’interno della cosiddetta intercapedine augustea, ovvero l’ambiente della Casa ricavato nel muro di fondo del Foro di Augusto, e nell’attiguo Atrio di Barbo. Qui saranno esposte delle riproduzioni delle tavolette di Murecine ed Ercolano, mentre nell’intercapedine sarà ricreata, tramite la proiezione della ricostruzione di una delle nicchie di un’esedra del Foro di Augusto – rimando ai materiali esposti nel Museo dei Fori – e l’esposizione di alcune epigrafi di viri illustres, una scenografia simbolica dei processi. Sullo sfondo di questa sarà possibile rivivere, grazie ad una cupola sonora, la vicenda giudiziaria sui diritti civili di Petronia Giusta.

Il percorso relativo alla cristianizzazione del Foro di Augusto troverà spazio sia nella Sala Bizantina, con le testimonianze della presenza dei monaci Basiliani, che nella Sala della Loggetta, attraverso le foto del periodo in cui l’edificio ospitava il convento delle Suore della SS. Annunziata, corredate da un plastico ricostruttivo di quest’ultimo. Infine, anche la storia dell’Ordine dei Cavalieri di Rodi a Roma e nel Mediterraneo troverà posto negli spazi della Sala della Loggetta.

La Casa dei Cavalieri di Rodi si traduce in un museo contenitore di se stesso che evoca e ricorda il suo vissuto attraverso immagini, ricostruzioni, vedute, scorci, suoni ed una selezione volutamente ridotta di oggetti. 

 

 

giulia osti18