Pisaurum/Pesaro. Narrare la città: l'area archeologica di via dell'Abbondanza

Chiara Delpino
Soprintendenza Archeologia delle Marche

 

 

Il centro storico di Pesaro conserva chiaramente nello sviluppo topografico l’impronta urbanistica del municipio di Pisaurum. Nonostante i numerosi rinvenimenti archeologici occorsi negli ultimi decenni, fino all’anno scorso gli unici resti strutturali visibili della città romana erano costituti alcuni brevi tratti della cinta muraria. E’ a partire da questa situazione che, con una rinnovata intesa, la Soprintendenza Archeologia delle Marche e l’Amministrazione Comunale hanno assunto tra i propri principali impegni, la valorizzazione del patrimonio archeologico della città, investendo nel recupero e nella conseguente restituzione al pubblico dei luoghi della cultura.

Un primo momento di narrazione è stato individuato nell’area archeologica di via dell’Abbondanza, musealizzata e aperta ufficialmente al pubblico lo scorso Agosto.

Qui tra il 2004 e il 2005, in concomitanza con i lavori di scavo per un garage, fu messa in luce una sequenza stratigrafica che va dal XVII secolo al I secolo a.C. Alla base di questa sequenza, è una domus tardo-repubblicana; se ne conservano l’ampio peristilio mosaicato e parte degli ambienti che su di esso si affacciavano. I resti della domus e di uno stradello pedonale ad essa adiacente, come anche gli ambienti termali di un ampio edificio di IV-V secolo d.C., si trovano oggi inseriti all’interno di un contenitore di cemento armato (il garage di progetto) a 4.10 m. di profondità.

Accesso il più ampio possibile, linguaggio chiaro e scientificamente corretto e fruizione coinvolgente, sono fra le linee guida di questo intervento che offre una sorta di “chiave di accesso” alle tematiche archeologiche di Pisaurum/Pesaro. Parte della narrazione è affidata al percorso virtuale: sulle pareti sono proiettate immagini tridimensionali degli ambienti della domus, permettendo così di ricostruire gli spazi della vita quotidiana, simbolicamente narrata dall’alba della città al tramonto dell’impero.

Al termine delle proiezioni, la cui durata è volutamente limitata a 15’, è l'operatore museale a offrire ulteriori spiegazioni e a stimolare domande. Il visitatore è quindi libero di ripercorrere da solo lo spazio espositivo; diversi pannelli bilingue consentono di approfondire ulteriormente la visita. All’interno di due ampie vetrine sono contestualizzati alcuni dei reperti emersi nel corso dello scavo; spicca per importanza la testa di un Eros in terracotta, divenuto il simbolo grafico non solo dell’area archeologica ma dell’intera “Pesaro archeologica”.

La compresenza dei tre sistemi di visita (guidata dagli audiovisivi, mediata da una figura professionale, libera) rende il percorso flessibile e adattabile alle diverse esigenze del pubblico. Degli specifici ausilistudiati con il Museo Tattile Statale “Omero” consentono la fruizione anche alle persone ipovedenti.

giulia osti24Comment